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#valentinatomirotti, attualità, boudoirdisability, christies, diritti, disabilità, donna, ilfattoquotidiano, lingerie, micaelazuliani, portraitdefemme, uguaglianza, yamamay
Questa storia inizia alcuni anni fa. Una giovane donna mi contatta per collaborare ad una sua attività ed io accetto. Nasce così un’amicizia solida e duratura che, come accade nelle amicizie vere, ha avuto le sue sfuriate e i suoi abbracci, ma che ha il sapore della verità. Questa è la storia della mia amicizia tra Valentina Tomirotti, giornalista e blogger di successo, e la sottoscritta. Ora, tempo fa Valentina, che in tenacia non conosce rivali, decide, con la complicità della fotografa Micaela Zuliani, di farsi voce e corpo dei diritti delle Donne a piacersi attraverso il progetto Boudoir Disability.
Il progetto nasce con lo scopo di riscrivere il concetto di femminilità, oggi più che mai legato a stereotipi voluti ed enfatizzati dai media e dalla rete, e riportarlo alla vita reale insegnando alle donne ad amarsi e ad essere amate per quello che sono. Non importa quante cicatrici segnino la loro pelle, se affette da una patologia e semplicemente scolpite dai segni del tempo che passa, esiste un diritto all’uguaglianza e all’amore che va al di là della mera apparenza. Chi ha deciso cosa è bello e cosa no? La stessa Coco Chanel trovava la perfezione nell’imperfezione, perché non dovremmo farlo noi?
Il progetto era talmente bello ed innovativo che fin dalle prime battute ha trovato importanti sostenitori, come i 2 top brand nel mondo della lingerie Yamamay e Christies, che hanno messo a disposizione biancheria da sogno. E lei, Valentina, è stata assolutamente all’altezza. Le foto, scattate nelle camere dell’Hotel Rechigi di Mantova, sono belle e raffinate, perfetti trucco e parrucco. E la brava fotografa Micaela Zuliani ha saputo cogliere, con la sua grande esperienza e sensibilità, come già evidenziato con il progetto Portrait de Femme, la vera essenza della donna.
Un progetto come questo, è evidente, ha suscitato subito grande clamore. Da un lato i oommenti a caldo di chi lo ha appoggiato a 360 gradi e di quelli che non si sono voluti esporre pubblicamente contro, dall’altro quelli di coloro che hanno visto in esso un modo per mettersi in mostra e farsi pubblicità, insomma un modo come un altro per raccimolare vil denaro. Così è successo a seguito della pubblicazione dell’articolo di Max Ulivieri su Il Fatto quotidiano. Una pioggia di commenti senza freni inibitori ha travolto questa nobile iniziativa. Ora, diceva Oscar WIlde che l’importante è che se ne parli, non importa se bene o male. Posso solo dirvi che auspico che Boudoir Disability venga ricordato nel tempo come uno dei primi tentativi concreti di cambiare le cose e di dire a tutti che anche coloro che sono portatori di una disabilità hanno diritto a vivere una vita felice e una propria sessualità.
Vorrei divi che quando ami qualcuno non ti soffermi a guardare i dettagli: lo vedi perfetto comunque e che forse è ora che oltre a parlare di uguaglianza iniziamo anche a praticarla.
U.
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